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TITOLO: IL VILLAGGIO PROTOSTORICO DEL BOSTEL DI ROTZO

 

Il villaggio del Bostel è un antico insediamento risalente alla seconda Età del Ferro (V–I secolo a. C.). Stando alle informazioni sino ad ora acquisite, esso rappresenta il primo insediamento di tipo stanziale noto in Altopiano: nelle epoche precedenti alla fondazione del villaggio del Bostel la frequentazione da parte dell’uomo era di tipo prevalentemente stagionale, legata dapprima al nomadismo ed alla caccia del bestiame che si spingeva sui pascoli alpini durante i mesi estivi, quindi alla pastorizia e alla pratica della transumanza ovicaprina, attività con estensione primaverile-autunnale.

Per quanto riguarda l’aspetto culturale, la popolazione che si insediò al Bostel durante la seconda Età del Ferro apparteneva a quel peculiare territorio che interessa tutta la fascia prealpina e l’alta pianura veneta, una zona di confine tra il mondo di cultura veneta (con gli importanti capoluoghi di Vicenza, Padova e Este) ed il mondo della cultura retica dell’area alpina trentina e tirolese.

Questo particolare ambito territoriale manifesta dunque aspetti culturali appartenenti sia ai Veneti antichi che ai Reti, come ad esempio la tipologia costruttiva delle abitazioni, l’alfabeto utilizzato, gli elementi in ferro connessi con le abitazioni (chiavi, maniglie, grappe, …). Anche la cultura ceramica si divide tra forme di chiara influenza retica e sfera veneta (specialmente quello in argilla cosiddetta cinerognola)

Sembra dunque che il villaggio del Bostel appartenga ad un ambito culturale autonomo, situato nella fascia pedemontana e prealpina (culturalmente affini sono, per esempio, gli abitati di Santorso e Magrè – cfr. il “Gruppo di Magrè”), con caratteristiche culturali ed etniche “miste”, proprie di tutti i territori di confine e con significative rielaborazioni in ambito locale.

Questo peculiare comparto culturale si sviluppò nel corso del V secolo a.C., nel momento di massima espansione della cultura veneto-antica verso l’area retica alpina, finalizzata da un lato ad affermare i propri confini geografici, politici e culturali, dall’altro a consolidare, avvalendosi di centri confinari, una rete di traffici commerciali da secoli già fiorente tra il comparto di pianura veneto e il comparto alpino retico.

 

SOTTOTITOLO: IL TOPONIMO BOSTEL

La parola Bostel è un toponimo di origine cimbra, come comune in Altopiano. I Cimbri sono una popolazione che si stabilì in Altopiano nel corso del Medioevo da aree di lingua e cultura tedesca dell’attuale Baviera e Bassa Austria; i Cimbri hanno fondato i paesi in cui ancora oggi viviamo e hanno dato il nome ai luoghi.

Il toponimo Bostel, secondo le diverse interpretazioni etimologiche, significherebbe stalla, ripostiglio o fienile, oppure luogo dove si trovano delle rovine, oppure ancora luogo sicuro, luogo protetto. In ogni interpretazione, spicca come la popolazione cimbra giunta nel territorio di Castelletto abbia notato le caratteristiche peculiari del Bostel quale pianoro dall’aspetto sicuro e ben difendibile. All’epoca dell’arrivo dei Cimbri, inoltre, alcune rovine dell’antico villaggio dell’Età del Ferro dovevano probabilmente ancora emergere a livello del suolo e dovevano essere perciò visibili ai nuovi frequentatori del pianoro.

 

Scrive l’Abate Dal Pozzo, scopritore del villaggio, nelle sue Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini (1820):

“A me è poi riuscito di trovare […] che Bostel è voce accorciata di Borch – stâ – elle e che significa stalla, o ripostiglio da conservarsi le biade, e il fieno per l’inverno. Essa è composta dal verbo Tedesco bergen (noi diciamo borghen, e porghen) che vale riporre nascondere e da stall, cioè stalla. Sappiamo inoltre […] che nella Germana inferiore frequentissime sono le contrade così denominate, e spesse volte al nome di Bostel è unito anche quello del padrone, cui apparteneva l’abitazione […]”

 

 

DIDASCALIA IMMAGINE: Segni della cultura dei Veneti. Dal basso verso l’alto: situla Benvenuti (circa 600 a.C.); statuetta votiva di bronzo dalla stipe di Caldevigo (V sec. a.C.); vaso a forma di stivale con cavallini incisi, dalla necropoli Nazari (VII sec. a.C.); trascrizione dell’iscrizione votiva in alfabeto venetico di un kantharos dallo scolo di Lozzo (tra 625 e 550 a.C.). Tutti gli oggetti si trovano a Este, presso il Museo Nazionale Atestino.